Sarebbero stati almeno 5 gli appuntamenti della spia nostrana con i “committenti” russi.

Gli incontri tra Walter Biot e l’ufficiale russo avvenivano tutti con la stessa modalità, tempi e nel solito posto della capitale.
Lo schema degli appuntamenti
Nessun contatto prima degli incontri, che avvenivano a scadenza mensile.
La zona della capitale prescelta dai russi è stata un quartiere di periferia, Spinaceto.
Il funzionario del Cremlino lo raggiungeva rigorosamente in metropolitana. A contraddistinguerlo era un berretto blu.
L’uomo usciva alla fermata del laghetto dell’Eur.
Poi, da lì, aspettava l’arrivo dell’autobus per fermarsi subito dopo il raccordo anulare.
Giunto nel quartiere popolare a sud di Roma, arrivava a un parcheggio non molto distante dal supermercato Carrefour.
Poi il sopralluogo, per accertarsi che la spia non fosse seguita.
Invece l’ufficiale di marina italiano arrivava sul posto prestabilito in macchina.
Infine i due si incontravano nell’automobile di Biot.
L’interno del veicolo era pieno di cimici e telecamere a registrare gli scambi.
La sera dell’ultimo incontro, il 30 marzo, Biot si era recato a fare acquisti nel supermercato.
Inoltre, nell’ultimo appuntamento, c’è stato un colpo di scena: il cambio di automobile. Quella monitorata era stata accantonata.
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Tuttavia i Ross sono riusciti a monitorare ugualmente lo scambio: una usb, di cui presto sarebbe stato constato il contenuto (181 foto di documenti classificati), e 5.000 euro in contanti in pezzi da 50.
Una rete di spie?
Gli affari illeciti tra il generale di marina e gli agenti russi sarebbe iniziati lo scorso novembre.
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Biot forniva informazioni fotografando il monitor del computer del suo ufficio con lo smartphone.
A inchiodarlo sono le telecamere che lo hanno riprendono tre volte, il 18, il 24 e il 25 marzo, intento a registrare, sul suo dispositivo, quanto appariva sullo schermo del pc.
Il delatore adesso rischia l’ergastolo.
Il suo avvocato assolve al ruolo affermando che i documenti classificati non possono essere fotografati sul monitor di un computer ma solamente stampati.
Ora il sospetto degli inquirenti è che l’ufficiale di marina fosse solo una delle spie italiane al cospetto del Cremlino. Le ricerche su altri possibili delatori proseguono.