Bruttissime ore per Alberto Angela, il conduttore e paleontologo se l’è vista davvero brutta: il racconto horror.

Il conduttore è famosissimo nel nostro paese, grazie alle sue trasmissioni scientifiche che lo hanno reso noto anche alle persone meno appassionate di scienze e storia. L’uomo, di 59 anni, ha girato il mondo per farne scoprire ogni angolo più remoto.
Si è laureato, nonché specializzato, in università prestigiose di tutto il mondo. È autore di diverse opere, edite da grandi case editrici, nonché di moltissime riviste scientifiche e di libri che sono usciti in edicola.
Oltre che per il suo talento, nonché passione, Alberto è seguito da moltissime persone perché è persino un uomo molto interessante: è giovane ed ha parecchio fascino, cosa che rende i suoi documentari parecchio più leggeri.
Alberto Angela ha vissuto un momento horror
Non è sempre stato un conduttore, ma per all’incirca 10 anni, l’uomo è rimasto sul campo alla ricerca, insieme ad altri archeologici, di reperti storici come i fossili. Solo dopo il 1990 è diventato un conduttore.
Inizialmente infatti preferiva dedicarsi alla ricerca, finché non ha cominciato a trasmettere programmi che hanno avuto moltissimo successo e che gli hanno permesso di viaggiare per il mondo inseguendo i suoi sogni.
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Non sempre è stato fortunato però: ha avuto uno spiacevole incidente nel 2002, anno in cui si trovava in Nigeria, in Africa per le riprese di una puntata di “Ulisse, il piacere della scoperta”.
L’uomo ha percorso, insieme alla sua troupe, una strada sfruttata da tanti turisti, ma una volta entrato nel deserto è stato aggredito e rapito da tre persone armate di pistole e Kalashnikov.
Alberto è stato rapito da dei banditi incappucciati che lo hanno torturato per 13 lunghe ore insieme a tutto il suo staff. In quei momenti ha temuto per la sua vita, credeva di non poter tornare nel suo paese e dalla sua famiglia.
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“Quindici ore di terrore: sotto tiro, calci nel costato, pugni alla tempia, schiaffi a mano aperta per sfondarti i timpani, interrogatori con urla e violenze psicologiche, uno alla volta, senza capire cosa volessero. Prima ci chiedevano hashish, poi alcol, soldi, ci domandavano se fossimo spie. Giocavano con noi, terrorizzandoci.”
Fortunatamente, i rapitori li hanno poi lasciati liberi di andare, ma sarà per l’uomo una cicatrice che si porterà sempre dietro, dato che ne è rimasto scandalizzato.